Opinione:Nucleare nel Veneto?

Da Venicewiki, il wiki di Venezia


Da quando al Capo del Governo italiano è passato in mente di usufruire dell’energia nucleare per soddisfare i bisogni di energia elettrica che l’Italia ha, ci sono state una serie di sottoscrizioni immediate, fra le quali non poteva mancare quella del fedelissimo Governatore del Veneto, Giancarlo Galan.

Con il referendum del 1987 l’Italia si pronunciò sul dilemma nucleare con un deciso NO all’utilizzo di centrali nucleari per la produzione di energia elettrica, alla costruzione di nuove centrali ed al conseguente smantellamento di quelle già esistenti.

Da allora sono passati più di vent’anni, ma, a tutt’oggi, le centrali non sono state smantellate, anzi, le scorie radioattive sono ancora nei siti dove si trovavano al momento della chiusura dopo l’esito del referendum.

Per la costruzione delle eventuali nuove centrali nucleari, oltre al non facile compito di trovare dei siti consoni, per i quali bisogna far accettare alla popolazione il luogo nel quale si prevede la localizzazione del mastodonte che è la centrale, bisogna considerare i tempi di costruzione per i quali sono previsti almeno dieci anni dall’inizio perché possano entrare in produzione.

Non porta acqua al mulino dell’accettazione del nucleare la trasmissione televisiva di Rai Tre “Report” che ha trattato, nella puntata del 29 marzo scorso, dei recenti problemi alle centrali nucleari francesi, con fuoriuscita di materiale radioattivo che però, per i gestori dell’impianto, non supera il livello zero in una scala di valori di rischio che va da zero a quattro, valori stabiliti da un organo di controllo che non avrebbe ragione di essere se non ci fossero le centrali nucleari. Nella trasmissione si sono trattati problemi come le radiazioni che si leggono nei contatori geiger già a distanza dalla centrale e pure della difficoltà di smaltimento delle scorie radioattive per un Governo come quello francese noto per la sua celerità di intervento. Perché non vengono divulgate le notizie di tutti questi incidenti? Non si cercherà mica di non far conoscere alla cittadinanza che anche le centrali già in funzione possono avere dei problemi?

Il pensiero corre subito al confronto con la società italiana dove per costruire il quarto ponte sul Canal Grande a Venezia sono occorsi sei anni (e non è ancora stato terminato) ed i costi dalla progettazione alla costruzione dove sono stati più che triplicati.

Anche ammettendo che le centrali nucleari avessero la accettazione popolare, non sarebbero pronte prima del 2020, con un esborso da parte pubblica notevole. Per di più non è detto che per tale data l’uranio abbia mantenuto il prezzo sul mercato che ha attualmente, in quanto le scorte di tale “carburante” sono già scarse ad oggi e non ci sono previsioni che vengano scoperti nuovi giacimenti che possano dare fiato ad un mercato oggi asfittico.

La tecnologia per le centrali pensate per l’Italia è comunque obsoleta, in quanto viene considerata l’ipotesi di costruzione di centrali di terza generazione, quelle che in Francia sono pronti a chiudere, dove la quarta generazione di centrali sono già una certezza sia per il miglior funzionamento sia per minor consumo di materiale radioattivo.

Questo è il paese del sole, citava una famosa canzone napoletana che non trascrivo in tale idioma perché son sicuro che non lo scriverei correttamente.

Questo è il paese del mare.

Perché non sfruttare questo grande accumulo di energia che è alla nostra portata?

Per restare a Venezia, città nella quale vivo, si stanno spendendo milioni di euro per la costruzione del MOSE, le famose dighe mobili che dovrebbero salvare la città lagunare dalle acque alte. A parte il mio personale scetticismo sulla reale utilità della faraonica costruzione, che mi porta a pensare che abbia modificato, ormai in maniera irreversibile, lo stato della laguna, dove la portata delle acque delle maree, trovando nelle bocche di porto un letto piano e scorrevole, entrando ed uscendo in maniera vertiginosa, spogliano la laguna di notevoli quantità di materiale sedimentoso che, con il passar del tempo, farà sparire molte isole e tutte le terre emerse che non abbiano una difesa solida.

A parte il mio parere personale, dunque, penso che sfruttare l’andamento delle maree che, come dicevo, hanno aumentato e di molto la velocità dell’acqua sia in entrata che in uscita, sarebbe doveroso e semplicemente utile per la produzione di energia elettrica utilizzare una “semplice” dinamo che con un invertitore di giro, darebbe energia pulita, a basso costo, con impatto ambientale zero, non contando l’impatto MOSE, abbattendo i costi del Comune di Venezia, per esempio, per l’illuminazione della città, magari vendendo l’eccedenza ai cittadini o meglio ancora favorendo quelli meno abbienti.

Nulla vieterebbe al limitrofo Comune di Cavallino Treporti di immergerne una anche loro con i relativi vantaggi anche per quel Comune.

Credo che potrebbe essere un piccolo riconoscimento a favore della città di Venezia, considerata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, per la quale si stanno spendendo male molti soldi, ma non per questo, visto che l’intenzione è di proseguire in questo progetto scellerato, si debbono accantonare piccole soluzioni alternative che in qualche modo potrebbero essere di aiuto a questo pazzo mondo che sta andando in rovina per colpa dell’uomo. <Rating> Dai un voto... 1 - Scarso 2 - Sufficiente 3 - Medio 4 - Buono 5 - Ottimo </Rating>